Fa’ meglio domani cio’ che faresti male oggi

Piazzalto sole e bufera
Per la verità il proverbio recita: “non rimandare a domani ciò potresti fare oggi”, nel nostro caso, il 26 febbraio u.s., nella migliore delle ipotesi, saremmo riusciti a fare una sola delle due gare, in condizioni al limite del proibitivo, chapoux dunque a chi coraggiosamente decise di rinviare. E già, anche per avere paura ci vuole coraggio, il coraggio di ammettere di aver paura e di fare, con decisione, un passo indietro. Certo, anche per  rinviare all’unduci marzo ci volle coraggio, perché significò affrontare un azzardo, infatti chi ti poteva dire che non saresti incappato in un di quei temporali da diluvio universale degni dell’annunzio della primavera?
Escort Tuttavia quando Gastone profetizza, bisogna stargli dietro senza se e senza ma, perché il 26 di febbraio, l’unico fendente di luce splendente, in grado di trafiggere l’insolente cappa plumbea di nubi, sarebbe stata quello delle nostre madrine, Eva ed Elizaveta, che, per la delusione del mancato show, sono state viste strapparsi da dosso i magnifici costumi di scena (per valutare meglio le immagini clicca qui).
 
Venerdì 11 marzo ore 6,55, temperatura meno 7, allo scollinamento del passo della Portella, sospeso a mezz’aria, come uno sinistro dirigibile, mi appare un nuvolone nero che nulla di buono lascia presagire; aguzzando speranzosamente la vista, mi accorgo che alle spalle del nuvolone, che staziona tra la Portella e Monte Pratello, le cime copiosamente innevate sono miracolosamente investite dal rosa di uno smagliante sole sorgente, coltivando devotamente la speranza, volgo lo sguardo a sud verso le Toppe del Tesoro e la’ c’è poco da fare, è completo azzurro, quindi mi  sono rassicurato che l’iquietante Zeppelin, con l’avanzare del giorno, si sarebbe senz’altro dissolto. La giornata, in breve volgere di tempo, diventa radiosa, la temperatura, però, non accenna minimamente a risalire lungo la colonnina di mercurio, in mente mia concludo che la superficie della “Canguro” non ci tradirà, restando compatta per tutto il tempo delle due gare di giornata, l’antifinale e la finale con raddoppio. 
Pista Canguro, addomestica con partenza ribassata a fine  pianetto; per l’antifinale tracciatura didattica, qualcuno storce il naso, ma per i più ci può stare un tracciato monoritmo con porte angolate, senza strozzature però, ma di quelli che se non tieni alta, sempre alta la linea, è un attimo e sei fottuto. Stessa musica il tracciato della finale, pantografato su quello dell’antifinale.
Al traguardo, a mantener desta l’attenzione degli astanti, un binomio eccezionale, un giornalista di consumata esperienza, quale Stefano Buccafusca, altresì Presidente dello sci club organizzatore, lo 0,40, omonimo dello storico treno letto e il super tecnologico Cesare Veneziani, che ci aveva promesso la diretta streaming.
Parenzo De GregorioVenuta meno, per un incidente tecnico, la diretta, che diventerà differita, la coppia Buccafusca-Veneziani ha superato se stessa, fornendo una prestazione di elevatissimo contenuto. Citazioni di vita vissuta dei vari concorrenti, da parte di Stefano, rimbalzavano su commenti tecnici del maestro di sci Cesare Veneziani, parallelismi e intrecci tra classifica di gara in corso, con classifiche generali individuali e di squadre, non una pausa, non una parola di troppo, i due sembravano David Parenzo e Concita De Gregorio (absit iniuria verbis) quando, sulla 7, conducono in simbiosi OTTO e MEZZO, non c’è che dire, hanno ampiamente meritato gli scroscianti applausi del pubblico.
Unica smagliatura di giornata è stata che, al momento della premiazione, udite udite, non si trovavano le coppe. Fortunatamente, a sedare gli animi in snervante attesa, sul tavolo allestito sullo scenografico prendisole di Pizzalto, campeggiavano almeno gli enormi trofei dedicati alle squadre per il Challenge Kuhne e di Comitato per il trofeo MasterMind, che lasciavano ben sperare che non fosse tutto una bufala. Il giallo, con immancabile suspense, quando ormai già si cominciava a temere per un fatale sbocco di ira funesta del Fiordiliso, veniva risolto, grazie ad una piu  attenta ispezione nelle cantine dell’hotel “Vetta d’Abruzzo”, dove da tempo erano stati stivati gli opulenti guiderdoni.
 
GARE 17 e 18
 
MASTER D
Grazie alla riprovevole regola che prevede, in caso di meno sei iscritte D o Giovani/Senior, l’accorpamento di dette categorie, non solo ai fini del calcolo dei punteggi, ma anche dell’ordine di partenza, le D sono state letteralmente strapazzate dalle Giovani /Senior, le quali si sono accaparrate le prime tre piazze di due podi praticamente interscambiabili:in gara 17, prima la vesuviana Sveva Limauro con un eccellente 52.15, incollata, a sei centesimi, Carolina Buccafusca dello 0,40 (chissà se Stefano, microfono alla mano, non si sia tradito per l’emozione, con una imprecazione per simile risibile distacco) e terza Giorgia Azzurra Ruosi del SAI Napoli, autrice di un più umano 55.04. In gara 18. come detto, stesso podio, quasi stessa irrisoria differenza fra le prime due ( 54.35 contro 54.48), stesso più umano tempo per la terza (56.40).
A parziale compensazione dell’assurda regola accorpativa che mette a confronto diretto atlete di generazioni diverse, è doveroso un atto di equità a favore delle D, ricordare che, in un podio ideale ad esse esclusivamente riservato, Paola Capuano, S.C. Posillipo, con i ragguardevoli tempi di 1.00.00 ed 1.03.98 risulterebbe prima, stretta nella morsa delle due Regine dei SAI  Roma e Napoli, Prof. Laura Giacomelli (1.04.28 e 1.05.39) e Mara Beraha (1.04.56 e 1.05.83).
 
MASTER C
Si confermano i due duellanti di annata, con netta prevalenza di Andrea Ballabio (SAI NA), che vince entrambe le gare su Giuliano Geli del Senigallia, ma, questa volta, Andrea viene meno alle sue testosteroniche performances cui si era assuefatto, prevalendo per soli 18/100 in gara 17 (53.68 contro 53.86), per ristabilire poi  le distanze solo in gara 18 (54.69 a 55.87). In gara 17, il terzo gradino del podio sarebbe stato in condominio tra Valerio Romano del cortinese S.C. 18 e l’alfiere dello S.C. Napoli, Massimo Ferraro, ma la regola attribuisce la posizione migliore a chi indossa il pettorale più alto, in questo caso Valerio, tempo di dei due, 58.25; in gara 18 Massimo non c’è vo sta e marca un perentorio 59.11 contro il 59.74 di Valerio.
 
MASTER B
Matteo Corvatta del Senigallia, dopo la breve quanto propulsiva immersione nel circuito Autodrive, fa saltare il banco e stampa rispettivamente  51.37 in gara 17, superiore di soli 57/100 all’assoluto di Aldo Ballabio, e 52.94 in finale. Alle sue spalle, cortesemente si scambiano il secondo e terzo gradino del podio, gli altri due duellanti di annata dello CZERO6, Giorgio Ferri e Jacopo Koch; in gara 17 prevale Giorgio Ferri con un muscolare 52.17, ad 80/100 da Corvatta, mentre, lo scaltro Jacopo, “risparmiandosi” per la finale, fa 52.64, per poi stampare, in finale appunto, 54.63 “a ghi’ n’cu a ghi n’cu” al 54.72 di “Piedone Ferri”.
 
MASTER A
Ben tornato al terzo della genia Ballabio, Aldo dello 0,40, che di tanto in tanto, appare e fa vedere che può fare uno della sua esperienza internazionale, benché fermo da qualche anno e disorientato da una dieta a dir poco inappropriata: 50.80 e 51.98 e non aggiungo altro, parlano i numeri; secondo in entrambe le gare, la punta di diamante dell’ISKI 360, Sergio Amodio, che chiude con i due onorevolissimi tempi  di 53.33 e 54.68, non c’è dubbio che Sergio, da un paio di anni a questa parte ci sta dando dentro con grande impegno. In gara17, monta sul terzo gradino del podio un altro 0,40, Giuliano Cuomo, entusiasticamente arruolatosi di recente tra i promotori MM, il quale ferma i cronometri su un lusinghiero, per un rientrante, 56.76. In gara 18, finalmente fa capolino nella triade dei top 3, l’esagitato per antonomasia, quel Carlo Langella, che se si desse una calmata, darebbe sempre filo da torcere.
 
È da giorni che scorro gli entusiastici messaggi dei ragazzi di MasterMind, l’elogio generale dell’elisir di lunga vita, che alla scadenza di ogni quinquennio ti fa ridiventare più giovane, e già, il più giovane della categoria superiore. Ma che figata, soprattutto per le donne, che non sono più costrette a nascondere gli anni. “Quanto bella giovinezza, che NON si fugge tuttavia....“ quindi, senza alcuna mestizia, per un anno di troppo, possiamo allegramente salutarci con l’augurio di ritrovarci tutti insieme il prossimo anno, recitando il motto Kennediano: “non domandarti ciò’ che MasterMind può fare per te, ma ciò che tu sei disposto a fare per MasterMind”.